Apprendimento ed emozione: si può imparare stando bene?

Lavorando dentro le scuole è inevitabile notare come siano tanti i bambini e i ragazzi che vanno male a scuola e che fanno fatica ad imparare. Non si deve fare l’errore però di confondere tutte le possibili difficoltà con le particolari disfunzioni legate ai Disturbi Specifici di Apprendimento.

Un disturbo di apprendimento è una condizione particolare a base organica, geneticamente determinata, una diversità neurobiologica che non può caratterizzare il 10-20 % dei ragazzi che oggi sono in difficoltà a scuola. In Italia i DSA mostrano una prevalenza oscillante tra il 3 e il 5 %!

Tutti gli altri hanno bisogno quindi di una scuola competente e di insegnanti  che sappiano essere  mediatori di benessere nel processo dell’apprendimento. Va ricostruito il processo di crescita dell’intelligenza umana come rapporto interattivo tra insegnamento e apprendimento tenendo a mente come i meccanismi emotivi si intrecciano sempre con quelli cognitivi. Chi “insegna” non può, dunque, limitarsi a trasmettere informazioni. Deve cambiare la mente dei suoi allievi, migliorando il loro modo di ragionare e di confrontarsi con la realtà e con sé stessi.

Le recenti ricerche oggi confermano che non c’è atto della vita mentale che non sia insieme comprensione ed emozione. Le emozioni sono un sistema antico del nostro cervello, utile per reagire immediatamente all’ambiente e per ottimizzare le nostre risposte. Quando tramite la memoria si recupera un contenuto appreso, si recupera anche ciò che si sperimenta nell’apprenderlo, quindi quell’emozione che ha transitato in quel circuito durante quell’esperienza. Nella memoria semantica e procedurale si fermeranno i contenuti appresi e contemporaneamente nella memoria autobiografica si fermerà l’emozione vissuta, che andrà a legarsi se ripetuta spesso ad un’idea personale di sé.

Per questo, come teorizza la dott. ssa Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di Padova “dobbiamo andare verso un apprendimento caldo- warm cognition. Se si vuole che i bambini imparino ottenendo il meglio da sé, è importante ritornare ad insegnare con il sorriso”.

L’intelligenza sociale nasce con il sorriso già quando abbiamo pochi mesi, e un sorriso d’incoraggiamento è, in termini di cambiamento, molto più potente di decine di rimproveri.

Se un bambino invece, mentre impara, prova paura, il circuito della memoria registrerà, collegandole, sia l’informazione trasmessa sia l’emozione. Se si ripeterà diverse volte imparerà a sentirsi impotente o inadeguato nei confronti di quanto impara, l’apprendere resterà connesso con il senso di inadeguatezza.

All’emozione della paura, gli insegnanti, gli educatori, i genitori, dovranno allora contrapporre l’incoraggiamento, facilitando un atteggiamento che, sì, riconosce l’errore, ma propone una via d’uscita, riacquistando il diritto di sbagliare per poter imparare. L’errore non deve far stare troppo male, ma va accettato e tolto dalla dimensione di giudizio su sé stessi. Per questo gli insegnanti  dovrebbero imparare a guardare i loro allievi negli occhi e a sorridere e dovrebbero saper incoraggiarli a sbagliare.

Si tratta concludendo di promuovere un buon clima e un ottimismo prospettico, che ci distolga dall’idea che è difficile modificare le cose che non vanno. Per modificare davvero l’atteggiamento emotivo che accompagna il processo di apprendimento non si può che passare attraverso quelle emozioni calde, “warm” che sono la vera via d’acceso al profondo della persona. Solo tenendo a mente quale atteggiamento emotivo i nostri alunni, nella loro specificità, vivono a scuola potremo aiutarli davvero, affinché imparare possa essere vissuto come un’esperienza sufficientemente buona.

 

 

Apprendimento ed emozioni: si può imparare stando bene?

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